IL NATALE A NAPOLI
di Urbano VI e il «domicello»


Era il Natale del 1383 o, per dirla con le cancellerie, erano le VIII calende di gennaio.
Urbano VI dimorava a Napoli dove era giunto nell’ottobre per consolidare l’alleanza con il re Carlo III Durazzo che nel 1481 aveva detronizzato la cugina Giovanna. Si erano incontrati a porta Capuana, il re steso su un baldacchino vestito da diacono e con la corona in testa. Entrambi si sentivano d’accordo. O almeno questa era l’apparenza perché il conflitto era latente e sarebbe scoppiato poco tempo dopo.

Uomo considerato di carattere mite, prima dell’elezione a pontefice, e rigido e divisivo, dopo, Urbano è stato giudicato, troppo semplificando, come il papa responsabile di uno scisma lungo 39 anni. Ma ovviamente, non ne ebbe tutta la colpa.
Venne eletto il 7 aprile 1378 su pressione del popolo di Roma, stanco di papi stranieri, al grido di: “Romano lo volemo o almanco italiano”.
Dopo di che i cardinali dissidenti agirono di conseguenza e il 31 ottobre elessero un pontefice della “seconda obbedienza”, vulgo antipapa: Roberto da Ginevra - Clemente VII che il 20 giugno 1379 si insediò con la sua curia ad Avignone.
Costretto a rimpiazzare i cardinali e la Camera apostolica che avevano seguito l’oppositore, Urbano lasciò ogni proposito di contrastare le ‘inclinazioni nepotiste’ dell’epoca e cercò l’appoggio di concittadini e parenti. Dal 1378 al 1385 nominò i nuovi cardinali anche con l’obiettivo di “ristabilire l'autorità papale su quei territori che, per la lunga assenza dei pontefici da Roma, si erano resi quasi indipendenti” (Enciclopedia dei papi, I. Ait, 2000). Scelse soprattutto prelati di Napoli, regno ora a lui fedele.

E fu anche guerra.
In Italia le milizie di Clemente VII portarono il conflitto fino a Roma, ma con la vittoria di Marino del 29 aprile 1379 ottenuta dalla Compagnia di San Giorgio, composta di italiani al comando di Alberico da Barbiano, Castel Sant’Angelo tornò sotto il controllo di Urbano che donò al condottiero un’insegna con la scritta LI-IT-AB-EXT – l’Italia liberata dagli stranieri (Condottieri di ventura, di R. Damiani, alla voce).
Negli anni seguenti i conflitti interessarono sempre di più le città e i castelli della Penisola. Alle sopracitate VIII calende di gennaio 1383, Urbano a Napoli si impegnava a rafforzare le alleanze militari e gli animi.


Due lettere pontificie dal testo quasi uguale ne danno testimonianza. La prima è diretta alla comunità di Montefiascone, assediata dalle truppe di Francesco di Vico irriducibilmente al servizio di Clemente VII. Il testo:

“Urbanus episcopus servus servorum Dei. Dilettis filiis populo et comuni civitatis vestre Montisflasconis, salutem et apostolicam beneditionem.
Recepimus litteras vestras et quia id pro quo ad civitatem Neapolitanam accessimus operante Domino adimplevimus ac carissimum in Christo filium nostrum Carolum regem Sicilie illustrem ad obedentiam nostram reduximus et speramus unacum eodem rege et suis psatellibus divina operante clementia eandem ecclesiam in pristinum statum reducere nobisque et aliis ipsius ecclesiae fidelibus de copioso gentium armigerarum subsidio oportuno tempore providere.
Ideoque devotionem vestram rogamus et hortamur in Domino quatenus interim forti et constanti animo existatis. Dat. Neapoli VIII kal. Ianuarii pontificatus nostri anno sexto”.

La traduzione:
Urbano vescovo servo dei servi di Dio. Salute e benedizione apostolica ai diletti figli, popolo e comune di Montefiascone.
Abbiamo ricevuto le vostre lettere e a causa di ciò siamo andati nella città di Napoli e, riempiti dall'opera del Signore, abbiamo ridotto alla nostra obbedienza il diletto in Cristo nostro figlio Carlo illustre re di Sicilia, e speriamo, insieme allo stesso re e ai suoi satelliti, che con l’opera della divina misericordia di riportare la stessa Chiesa al suo stato precedente e di provvedere per noi e per gli altri fedeli della Chiesa a un abbondante soccorso di genti armigere nel momento del bisogno.

E perciò supplichiamo la vostra devozione ed esortiamo nel Signore che nel frattempo voi restiate con animo forte e costante. Dato a Napoli l'ottavo giorno delle calende di gennaio del sesto anno del nostro pontificato.

La seconda lettera è indirizzata al “domicello”, cioè al nobile di Roma, rettore in Toscana del patrimonio di San Pietro, Simonetto da Castel di Piero che fronteggiava Francesco di Vico nell’orvietano e a Montefiascone:

“Urbanus episcopus servus servorum Dei. Dilecto filio nobili viro Simonetto Petri domicello in provincia nostri patrimoni Beati Petri in Tuscia pro nobis et ecclesia romana rectori, salutem et apostolicam beneditionem”.
Prosegue con le stesse parole della precedente lettera e conclude usando il tu singolare ... “Ideoque nobilitatem tuam rogamus et hortamur in domino interim forti et constanti animo existas. Dat. Neapoli ...” etc.

Molte altre sono le lettere dell’energico Urbano conservate negli archivi toscani. Alcune sono dirette alle autorità di Firenze (1379-1389, Diplomatico delle Riformagioni) e hanno l’elegante grafia e stile delle missive del Natale 1383. Trattano di invio di ambasciatori, di richieste di favori, di prelati, di uomini d’arme e di pagamenti ai banchieri lucchesi creditori della Camera apostolica ... (la guerra costava!).
Tra queste, la lettera del 31 luglio 1382 riporta la richiesta del papa ai fiorentini di permettere che il “dilectus filius nobilis vir Johannes Halvod miles cum sexcentus lanceis ad nostra et ecclesiae romanae servitia militaret” – Giovanni Acuto militasse con le sue seicento lance al servizio della Chiesa romana.
Il condottiero che, per volontà di re Riccardo II d’Inghilterra era sostenitore di Urbano invece che di Clemente, poco dopo si pose effettivamente al servizio del papa e marciò trionfalmente verso Napoli.
Lucrò pure assai denaro con le taglie, ricattando le città che, come Siena, erano prossime al percorso delle sue devastanti truppe.






Paola Ircani Menichini, 17 dicembre 2021. Tutti i diritti riservati.



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RICONOSCIMENTI


Le fotografie


– Particolare dell'assedio a Urbano VI a Nocera da parte di Varlo III, dalle Croniche di Giovanni Sercambi, sec. XV, da Wikipedia.

– Il sepolcro di Urbano VI nelle Grotte Vaticane di San Pietro, Roma, da Wikipedia.

– Ritratto di Urbano VI, particolare in Santa Maria della Croce di Casarano, Lecce,da Pinterest.

– Le due facce del sigillo del papa di una delle carte del 1383.


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